In questo post a parlare saranno le foto più di ogni altra cosa. Catania è una città colorata, anche nei mesi meno caldi dell’anno. Non è solo questione di vista: le verdure hanno un altro sapore, la frutta è eccezionale. Al primo raggio di sole il mercato diventa un pullurare meraviglioso di uomini, pesci e carne. Difficilmente si trova un posto dove mangiare a Catania male. Basta dare un’occhiata a Tripadvisor o a Due Spaghi e il gioco è fatto.
Si può scoprire, ad esempio, che a Catania, per gli intenditori di vini e buon cibo, si trova, ad esempio, una delle enoteche più grandi d’Italia un po’ fuori dal centro: il Cantiniere. Il “taglierino” di formaggi e salumi che vedete qui sotto, con il lontananza una “mortadellina” ne è un esempio. Fantastico il formaggio maturato nella birra, ma anche quello al pesto e basilico belga (ma proprio loro dovevano arrivarci a farlo, noi no?). Ci si può mangiare anche con 10 euro in pausa pranzo. Anche se poi la tentazione di una buona bottiglia è a un palmo dal naso 😉
Inaspettatamente si trova anche una “carnezzeria”. Oltre la frazione di Canizzaro, verso nord, ad Aci Castello “La ciccia” propone salumi e formaggi di tutta Italia, con una prevalenza Toscana. Le pizze (ho assaggiato quella con il lardo) hanno una pasta fragrante e gustosa, la caponata, che vedete qui sotto è un trionfo di sapori e anche il filetto, in una delle 20 varianti proposte, quella con mele e vino bianco dell’Etna era davvero buono.
Ma parliamo meglio dal centro e dal mercato: è attaccato al Duomo e alla fontana dell’amenano, splendente in marmo di Carrara. Un bel contrasto, soprattutto se si passa quando il mercato è finito e uno stuolo di gabbiani si aggira in cerca di pesce, minacciando le bellezze scolpite. In barba all’haccp il mercato è uno spazio aperto dove ti trovi il macellaio che squarta un capretto con non-chalance, carne e pesce esposti all’aria, accanto a verdure abnormi, almeno per i nordici canoni. Il mercato ha un linguaggio tutto suo: l’euro diventa euru, il pesce spada, lo spado e così via. La cosa straordinaria è che in Sicilia a dicembre trovi i piselli freschi. Li mortacci loro! Come direbbe un romano… Assolutamente consigliati l’acquisto di un buon origano, dei pomodori e della frutta secca.
Il leit motiv della città è il grigio-azzurro. Al tramonto è uno spettacolo sia la cattedrale, sia la parte retrostante, dove c’è la zona, per così dire, aperitivo, piena di giovani universitari, sia il teatro Massimo Bellini. Proprio in questa zona si trova uno dei locali più quotati nelle Osterie d’Italia Slow food per mangiare a Catania, a mio parere meritatamente, anche se qualcosina in più si spende. Il suo nome è Mc Turriddu. Mc sta per mè cupari, che vi credevate? Si mangia pesce, come la ricciola cruda con arancio e pistacchi, ma anche carne, ad esempio la costata di asino. Una berkel rossa trionfa per affettare salumi e formaggi straordinari accompagnati da pane fatto in casa; uno su tutti quello alla farina di carrube nero.
Altro indirizzo da non saltare è il caffè Europa per i suoi bigné ai pistacchi, per le crostatine con le fragoline di bosco e per le crespelle di riso (delle specie di churros) calde intinte nel miele. Roba da voltare dietro schiena per gli zucchero dipendenti, quali la sottoscritta.
Sempre nella stessa zona consigliabile per acquisti da trasbordare verso altre mete la gastronomia (c’è chi la chiama macelleria) Scollo. Un posto un po’ snob, come un po’ lo è la città – tanto che se dovessi fare un paragone, non offendetevi, ma è un po’ come la Treviso della Sicilia -, ma ricco di squisitezze galattiche che si possono far mettere sottovuoto. Tipo il guanciale o il salame ricavato suino dei Nebrodi, la ricotta affumicata, formaggi d’ogni sorta e anche una selezione di preliatezze del sud Italia come il provolone maturato nel fieno che arriva dalla Basilicata. Fanno anche torte salate e piatti pronti da asporto.
Last but not least: ultimo ristorante che merita una puntatina. L’hostaria del faro, proprio accanto al porto (guarda caso!). Da fuori non gli daresti una lira. Il sospetto cresce salendo le scale di un edificio all’apparenza poco solido. Dentro, invece, uno stuolo di antipasti freddi, con sarde marinate, peperoni grigliati, polpo in insalata, tutto delizioso. Fanno primi molto invitanti, ma ho optato per una frittura. Bollente e croccante. Anche la torta alla ricotta con liquore ai pistacchi non era niente male.
Ah, ovviamente avviso ai naviganti: da queste parti arrivare a mangiare alle 13.30 o alle 20.30 significa essere in anticipo 😉